venerdì 29 gennaio 2016

Recensione #09: The Day of the Triffids - John Wyndham

Oggi parliamo della fine del mondo.

Più o meno. Il romanzo in questione è un cosiddetto 'post-apocalittico', racconta quindi la fine del mondo civilizzato e la sopravvivenza di un gruppo di persone in un ambiente completamente diverso da quello al quale erano abituati.
Questa bella edizione inoltre (Penguin Modern Classics) viene direttamente dal Regno Unito!

John Wyndham scrive questa storia (che in Italia è uscita con il nome di 'Il giorno dei trifidi', edito da Fanucci, nella collana Immaginario Solaria), nel 1951. L'ambientazione è Londra, in piena guerra fredda. 

Trama:
Bill Masen si sveglia una mattina in ospedale, con le bende agli occhi a causa di un'infezione, e capisce subito che qualcosa non va. Il silenzio che lo circonda, come dice lui, è 'da domenica, non da mercoledì'. Nessun infermiere viene a portargli la colazione e soprattutto a togliergli le bende, come previsto. In strada non si sente nessun rumore di macchine o persone. Cominciamo male.
Cos'è successo mentre Bill era in ospedale bendato? La terra ha assistito alla pioggia di meteoriti più spettacolare della storia. Tutti sono corsi in strada a vederla. Tranne Bill.
Ma quando Bill trova il coraggio di togliersi le bende da solo, scopre con orrore che tutte le persone che incontra sono diventate cieche. Da un giorno all'altro. E di conseguenza il mondo si è fermato.
Ma cosa sono i trifidi? E cosa c'entrano in questo scenario già abbastanza drammatico?
Alcuni anni prima dell'accaduto i russi scoprono una nuova specie di pianta, che cresce molto facilmente, in qualsiasi territorio e dalla quale si ricava un olio molto economico. Viene progettata l'esportazione della pianta all'estero, ma uno degli aerei che ne trasporta i semi subisce un incidente e precipita. I semi che trasportava si liberano nel vento...
Il piccolo Bill scopre una pianta nuova nel giardino di casa, dal fusto molto alto e con uno strano pungiglione. Mentre al mondo si moltiplicano le apparizioni di queste piante, chiamate trifidi, si scoprono due caratteristiche molto particolari: 1. la pianta è carnivora e usa il suo pungiglione per avvelenare le proprie vittime
 2. la pianta cammina.
Anzichè debellare subito questa pianta, viene coltivata e tenuta sotto controllo, nei giardini pubblici, allo zoo... Tutti ne vogliono una. E Bill, ormai diventato grande, si dedica alla coltivazione e allo studio dei trifidi, divenuti una passione. Ma un suo collega un giorno gli confida un pensiero che non lo abbandonerà più e che si rivelerà profetico: "I trifidi sono molto intelligenti, l'unica svantaggio che hanno nei nostri confronti è la vista. In una gara tra un uomo cieco e un trifide non ho dubbi su chi vincerebbe..."

La storia si sviluppa da questo punto come un romanzo di sopravvivenza in un mondo allo sbaraglio, in cui le piante si trovano improvvisamente in vantaggio. Riuscirà Bill a sopravvivere e a rifarsi una vita? E come si fa a ricostruire una società partendo da zero?

Cosa ne penso:
La trama e l'ambientazione di questa storia sono molto coinvolgenti e avvincenti. Ma oltre all'avventura, alle inventive necessarie per la sopravvivenza, Wyndham si dedica molto anche alla solitudine e alle relazioni interpersonali che si sviluppano. Bill scopre presto di non essere l'unico vedente in un mondo di ciechi, ma il divario tra i due gruppi è notevole e viene vissuto in maniera molto diversa da ognuno. La questione che si pongono i vedenti è quale sia la cosa più umana da fare: aiutare chi non ce la può fare da solo o abbandonare i non vedenti al loro destino, già segnato e non prolungare una sopravvivenza che non può durare. Egoismo o altruismo. 
L'aspetto sociale di questa storia è probabilmente quello che colpisce di più, perchè è molto facile immedesimarsi con i protagonisti e capire i loro dilemmi. I sopravvissuti cercano di ricostruire un mondo non ancora in macerie, ma che loro già vedono come tale e hanno il difficile compito di decidere che tipo di società vogliono mettere in piedi. Una scelta mai facile. 


Consiglio questo libro agli amanti del genere, a chi vuole scoprire le radici degli odierni romanzi distopici e post-apocalittici, a chi adora l'ambientazione anni '50. 


giovedì 21 gennaio 2016

Short Stories #01 - Straight Fiction di Martin Amis

Vorrei iniziare a parlare di un genere letterario che ho iniziato ad approfondire negli ultimi anni, ovvero i racconti, o short stories. I racconti, a differenza dei romanzi, permettono un respiro di lettura molto diverso e possono narrare delle storie o degli scorci di storie, con una strutturazione molto diversa. Trovo che siano un ottimo luogo dove partire per scoprire autori e autrici nuovi, perchè ci si prende il tempo di leggere con maggiore attenzione ogni frase e parola scelte per narrare la vicenda e si è in grado di apprezzare molto meglio lo stile dell'autore, la sua scelta lessicale, i suoi focus.

Qui parlerò quindi dell'ultimo racconto che ho letto, Straight Fiction, dell'inglese Martin Amis. Ho trovato questo racconto nelle edizioni con testo originale a fronte usciti con La Repubblica l'anno scorso.

Martin Amis, figlio del celebre scrittore Kingsley Amis, scrive dagli anni '70 (del 1973 è The Rachel Papers, il suo romanzo d'esordio) e viene considerato uno dei maggiori autori contemporanei sperimentali e dissacranti.
Il racconto in questione è tratto dalla raccolta Heavy Water and Other Stories del 1983 (in italiano Cattive Acque, ed. Einaudi, 2000), e presenta a fronte anche la traduzione di Massimo Bocchiola.

Questa storia propone al lettore un mondo capovolto, un mondo in cui l'omosessualità è la norma, e l'eterosessualità viene vissuta come stile di vita alternativo, innaturale e bizzarro. Questa visione viene giustificata dall'idea che l'animale in natura preferisce l'altro sesso, per la riproduzione della specie, l'uomo invece è superiore allo stato di natura e quindi preferisce il proprio sesso, mentre la riproduzione della specie avviene soltanto in laboratorio.
Cleve, l'io narrante della storia, vive una vita molto comune, tra i compagni che cambia continuamente e le infinite sessioni di body-building in palestra e la lettura. Finchè un giorno non incontra Cressida, appassionata di letteratura quanto lui, ma attivista etero. L'amicizia tra i due dovrà superare non pochi ostacoli, come la gravidanza di Cressida e porterà il protagonista a riconsiderare molti aspetti della sua vita.
La storia è naturalmente soltanto una scusa per parlare di stereotipi. Cleve e i suoi fidanzati (Orv, Irv, Grove... altro non sono che varianti dello stesso Cleve) sono stereotipi viventi, fanno bodybuilding, prestano un'eccessiva attenzione a quello che mangiano, si vestono da poliziotti.. incarnano insomma l'idea anni '80 degli omosessuali britannici. I due etero della vicenda invece, Cressida e John, non hanno nulla di identificabile, nessun segno distintivo, abbigliamento d'appartenenza. Banali. Forse il messaggio che Amis vuole mandare è quanto "l'altro" rappresentato qui, non sia poi così bizzarro, così diverso. Qualunque sia il punto di vista dal quale si guarda. 
L'elemento preponderante della storia e il legante tra Cleve e Cressida è la letteratura. La quale subisce anch'essa un'inversione d'orientamento. Pride and Prejudice diventa un classico della letteratura normata, la storia d'amore tra Elisabeth Bennet e Charlotte Lukas dunque e Oscar Wilde viene rivelato a Cleve come un palese scrittore 'etero'. 
Il gioco d'inversione della norma segue la sempre maggiore consapevolezza di Cleve della presenza attorno a se di elementi 'straight', d'apprima vissuta con incertezza, poi difesa strenuamente dal disprezzo crescente dei suoi ragazzi. L'abbandono della "retta" linea (ah no, il contrario) avverrà di conseguenza. 
L'ironia della storia è sottile e funziona solo invertendo nuovamente le parti, comprendendo che non è un orientamento rispetto all'altro che viene ridicolizzato, ma la percezione che di essi si può avere.

"Jesus, is nothing sacred? Christ, where do they get off calling themselves straight? They take a fine old English word and fuck it up for the rest of us."
"It's a word we use a lot. I keep noticing it. Straight and narrow."
it. "Dio Santo, ma non c'è più niente di sacro? E poi Cristo, questo fatto che chiamano se stessi 'naturali'? Ci rubano una sana vecchia parola inglese e ce la inculano senza ritegno."
"E' una parola che usiamo così spesso. Continuo a inciamparci. Talento naturale."
(pp. 26 e 27) 

 
 
 

mercoledì 13 gennaio 2016

Recensione #08 Guanciale d'erba - Natsume Soseki

Questo romanzo è adatto a chi ha voglia di prendersi una bella pausa dallo stress quotidiano della città e del 21° secolo. Il respiro rallenta e già dopo alcune pagine ti senti meglio. 



Titolo originale: 草枕 Kusamakura

anno di pubblicazione: 1906
traduzione italiana: Lydia Origlia
casa editrice: Neri Pozza


Il 'romanzo' parla di un giovane pittore, o meglio un artista nel profondo, un poeta nell'anima, che decide di passare alcune notti in una casa da tè in mezzo alle montagne giapponesi, lontano da tutto e da tutti. Il pittore, l'io narrante della storia, spera di trovare qui l'ispirazione per dipingere, ma viene costantemente distratto dalle persone che incontra e dalle storie che gli vengono narrate. Da tipica tradizione giapponese queste storie parlando di fantasmi e pallide ragazze in kimono che fluttuano nella campagna. Ma la forza della storia a dir la verità, non sta nella trama. Quest'ultima è quasi assente. Il protagonista ha delle interessanti conversazioni con eccentriche signore, barbieri dal dubbio talento e vivaci monaci zen, ma tutti questi discorsi non portano molto lontano. Ciò che si può davvero apprezzare, sono i pensieri di questo artista, il mondo che viene ritratto attraverso i suoi occhi. Potrei definire questo libro una poesia in prosa, un estetico piacere musicale per le nostre orecchie. La calma e la tranquillità che riesce a trasmettere Soseki rendono la lettura di questa storia una rilassante meditazione zen.

Siedo solitario in un fitto bosco di bambù
suono l'arpa e modulo una canzone.
Folto è il bosco e non vi è ombra di uomo
(solo) la fulgida luna viene a illuminarmi.
 (p. 13, traduzione di una poesia di Wang Wei, poeta cinese, 699-759 d.C.)

Il romanzo viene, comprensibilmente paragonato a Walden di Thoreau (che ammetto di non aver letto, ma capisco bene il paragone), con l'aggiunta però di una fascinazione esotica data dall'ambientazione. Troviamo anche numerosi poesie giapponesi del '600 e '700 e riferimenti all'arte occidentale, in particolare ai romantici e preraffaelliti inglesi. Molti i pensieri sull'arte, il suo scopo (estetico per il protagonista) e la superiorità della natura rispetto alla civiltà. La natura per Soseki non sarà buona, è spesso crudele, ma non guarda in faccia nessuno, non fa distinzioni, è equa. 
Alla fine, l'eco della guerra russo-giapponese si farà sentire, anche se solo lontanamente, nel lontanto paesino in mezzo alle montagne, un chiaro segno per il pittore che è ora di tornare in città, che non si può dimenticare il mondo, perchè il mondo prima o poi ci raggiungerà.
Bellissimo l'italiano di Lydia Origlia:
"Se dipanassi il filo delle lacrime del vecchio troverei che si assottiglia sempre più fino alle lacrime. Ma è un uomo e non si lascia indurre a mostrarle." (p.166)


lunedì 4 gennaio 2016

Nuovi inquilini #03 Natale 2015

Quest'anno Babbo Natale è stato molto attento ai miei desideri letterari e mi ha portato un bel numero di libri che ho già felicemente sistemato nella mia libreria.


 - The Nightingale (Kristin Hannah): Questo regalo è stato giustificato con un 'me l'ha detto Goodreads!' Romanzo storico ambientato in Francia durante la seconda guerra mondiale. Non voglio sapere altro. La copertina è molto bella.


















 La ragazza dello Sputnik (Haruki Murakami): Chi mi conosce sa che Murakami con me è sempre una certezza, soprattutto se regalato nelle nuove edizioni tascabili Einaudi. Di questo in particolare ho sentito pareri discordanti, ma non importa, vorrei leggere qualsiasi cosa scrive...


 - Underground (Haruki Murakami): Lo stesso discorso vale per questo libro. Ma questo ci tenevo davvero molto ad averlo e leggerlo. Murakami si confronta con una delle tragedie di maggiore impatto degli anni '90 in Giappone, l'attentato al gas Sarin nella metropolitana di Tokyo. Non sarà certo una passeggiata...






 - Harper Lee Boxset: Questo cofanetto contiene i due romanzi di Harper Lee (To Kill A Mockingbird, recensione qui e Go Set A Watchman), in edizione rilegata con copertina originale. Così potrò rileggere TKAM e finalmente addentrarmi nel romanzo più atteso dell'anno scorso. I timori non sono pochi, viste le recensioni di quest'ultimo, ma è una lettura alla quale non posso proprio sottrarmi!






 - William Shakespeare's Star Wars (Ian Doescher): Il libro è esattamente quello che promette di essere, ovvero Guerre Stellari, Una Nuova Speranza, come se l'avesse scritto il bardo nel '600. Quindi, un'opera teatrale, con tanto di atti, dramatis personae, il coro e soliloqui. Impagabili i 'dialoghi' con R2D2...








Bene, ora serve solo molto tempo libero per leggere tutto con calma. :)