lunedì 18 aprile 2016

Tag: Ingredienti libreschi

Ilenia l'altro giorno ha pubblicato un Tag molto carino sul suo blog Libri di cristallo.
Il tag combina cibo e libri, sempre un'ottima accoppiata!
Bando alle ciance, ecco le domande:

1. Prezzemolo: un libro che vedi ovunque: 
Molto indecisa su questo, mi sembra che le librerie abbiano tutte e sempre le stesse cose ormai, ma tra i libri che vedo sempre in primo piano ci sono eternamente L'alchimista di Paolo Coelho e i libri di Clara Sanchez... Garzanti, non hai nient'altro da proporre??



2. Cipolla: un libro che solo a sentirlo nominare ti metteresti a piangere:
Non mi è molto chiaro per quale motivo dovrei piangere, ma visto che abbiamo a che fare con le cipolle rispondo con qualcosa dalle lacrime facili, automatiche: il diario di Anne Frank. Non penso abbia bisogno di spiegazioni.

3. Caffé: un libro che ti ha tenuta sveglia:
Sono molti i libri che mi hanno tenuto compagnia ad orari notturni improponibili (con devastanti conseguenze diurne). Ultimamente forse solo la trilogia Hunger Games. In particolare citerò il secondo volume, che è forse quello dei tre che mi è piaciuto di più. 
Avrei in effetti proprio voglia di uno di quei libri impossibili da mettere da parte per dormire!



4. Patatine Fritte: una serie che non hai potuto fare a meno di leggere tutta d'un fiato, un libro dopo l'altro:
La trilogia Divergent di Veronica Roth. Ma in generale queste trilogie da giovani adulti sono tutte scritte in modo da farti voler leggere i seguiti subito. Idem anche per le cronache lunari di Marissa Meyer. 




5. Lievito: un libro il cui successo è stato montato troppo:
Allora, qua citerò due classici che secondo me sono molto sopravvalutati: Il giovane Holden di Salinger e Il grande Gatsby di Fitzgerald. Capiamoci, se il primo mi è stato proprio antipatico, il secondo non mi è affatto dispiaciuto. Ma vista la fama che si portano dietro mi aspettavo molto, ma molto di più. 



6. Cupcake: un libro dalle mille sfumature e colori:
Non possiedo molti libri super colorati o a tinte sfavillanti. Mi viene in mente però Amrita di Banana Yoshimoto (devo ancora leggerlo), che ha una bella sfumatura di colori.
Nota: non mi piacciono i cupcake super colorati! Lo so, sarò in minoranza, ma li preferisco con colori naturali, una bella crema bianca al limone o marroncina al cioccolato. molto più invitante!

7. Olio: un libro che ti è scivolato via dalla mente:
La congiura di Merlino di Diane Wynne Jones. So di aver letto questo libro molti anni fa, ricordo la copertina ecc, ma non mi ricordo assolutamente niente della trama. Temo che voglia dire che non mi ha fatto impazzire...



8. Limone: un libro che è piaciuto a tutti ma che a te ha fatto rizzare i peli:
In che senso, scusate? Perchè i limoni piacciono a tutti? Boh! Comunque dirò Eragon, di Christopher Paolini. Mi dispiace, ma non ci siamo proprio. 

Tag: TUTTI!!! Muahahahah! 

venerdì 15 aprile 2016

Recensione #12: In altre parole - Jhumpa Lahiri

Scrivo subito questa recensione perché questo libro è bellissimo!

Ho scoperto Jhumpa Lahiri casualmente l'anno scorso, cercando testi di autori con un background multiculturale per la tesi. La sua raccolta di racconti Interpreter of Maladies (L'interprete dei malanni?) mi ha catturata. Una prosa coinvolgente e toccante, personaggi ben caratterizzati e vivi, un'ambiente culturale molto ricco e particolareggiato. Insomma, scrive molto bene la signora Lahiri. Di origini bengalesi, ha vissuto la maggior parte della vita negli Stati Uniti e scrive in lingua inglese. O meglio. Scriveva in inglese. Perchè da un po' di tempo la signora si è perdutamente innamorata della nostra lingua, l'ha studiata e ormai la padroneggia così bene, da essere in grado di scrivere direttamente in questa lingua. Ecco. Questo libro racconta proprio questa storia. 
In lettura dovevo ricordarmi di tanto in tanto, che quest'autrice non è italiana, perchè la sua padronanza del linguaggio è eccezionale. Sicuramente si è fatta aiutare e correggere, ma in ogni caso, scrivo in un modo in cui io non scriverò mai. A prescindere.
Descrive qui il suo folle innamoramento con l'italiano, accaduto per caso, quasi, e poi impossibile da mettere da parte. La storia inizia con un viaggio in Italia, con la sorella, per ammirare l'architettura, soprattutto quella di Firenze. Ma Jhumpa si accorge di qualcos'altro oltre all'arte:

Ma dall'inizio il mio rapporto con l'Italia è tanto uditivo quanto visuale. Benchè ci siano poche macchine, la città [Firenze] ronza. Mi rendo conto di un rumore che mi piace, delle conversazioni, delle frasi, delle parole che sento ovunque vada. Come se tutta la città fosse un teatro che ospita un pubblico leggermente inquieto, che chiacchiera, prima dell'inizio dello spettacolo. (pp. 21-22)

Di ritorno da questo viaggio inizia a studiare la lingua, prima da sola, poi con vari insegnanti. Fino alla fatidica decisione: trasferirsi a Roma con la famiglia. L'impatto con la città eterna è forte, è un mondo diverso per lei che ha sempre vissuto in America, ma finalmente è immersa nell'italiano, è costretta ad usarlo costantemente. E decide di iniziare a scrivere in questa lingua. L'impresa è impegnativa, molto faticosa, frustrante, ma se c'è una cosa che si capisce di questa donna, è che quando si mette in testa una cosa niente e nessuno è capace di distoglierla. Una forza di volontà di ferro!
E poi, si trova davanti l'occasione di scrivere un pezzo in italiano e doverlo tradurre in inglese. Di tradursi insomma, una cosa che non molti autori fanno:

Finora l'analogia era sempre stata romantica: un colpo di fulmine, un innamoramento. Adesso, mentre traduco me stessa, mi sento la madre di due figli. Mi accorgo di aver cambiato il mio atteggiamento nei confronti della lingua, ma forse il cambiamento riflette uno sviluppo, un percorso naturale. [...] Provo una passione ancora più intensa, più pura, più trascendente per i miei figli. La maternità è un legame viscerale, un amore incondizionato, una devozione che va oltre l'attrazione e la compatibilità. (pp. 91-92)

Sono molto curiosa di vedere come andrà avanti questo percorso. L'autrice sembra molto convinta a voler scrivere solo in italiano ora come ora e non penso che le manchino le capacità per farlo.
Consiglio questo libro a tutti quelli che, provengono da un ambito multilinguistico e sanno cosa vuol dire navigare tra lingue diverse e non sapere con quale identificarsi. Ma anche a chi a fatica ama e studia una lingua straniera, che vorrebbe fare sua, ma per la quale si sente sempre incompleto e distante. Ecco, la Lahiri conosce a fondo queste situazioni e le sa esprimere al meglio, Sembra saer leggere i miei pensieri e dotarli di una compattezza linguistica, che nella mia testa non hanno. Grazie.

lunedì 4 aprile 2016

Recensione #11: The Buried Giant - Kazuo Ishiguro

A molti mesi di distanza da Mantova e il suo festival, durante il quale ho avuto il piacere di vedere e ascoltare il signor Ishiguro, sono finamente riuscita a leggere il suo ultimo romanzo! Mi sono avvicinata alla lettura con trepidazione e timore, perché le recensioni che avevo sentito non erano molto positive. L'opinione generale era che il romanzo deludeva le aspettative degli amanti di Ishiguro, ovvero la cosa peggiore che si possa sentire a proposito di un autore che si segue con passione. E  purtroppo devo ammettere da subito che ha deluso anche me...
Traduzione italiana: Il gigante sepolto (edito Einaudi, traduzione di Susanna Basso)

Trama:

Siamo in Inghilterra, in un periodo imprecisato della lotta fra Sassoni e Britanni, molti anni dopo la morte del leggendario re Artù. Su queste terre regna una fragile pace e il pericolo maggiore per gli abitanti che vivono in piccoli villaggi sparsi tra le nebbie sembra provenire da un drago addormentato. Le fitte nebbie che ricoprono le valli causano una perdita collettiva della memoria, ma solo Axl e Beatrice, un'anziana coppia di britanni, sembra accorgersene. I due decidono di intraprendere un viaggio per andare a trovare il figlio, il quale abita in un altro villaggio. Non ricordano esattamente dove il figlio abiti, né il suo aspetto e tantomeno il motivo per cui se n'è andato. Ma sentono che il viaggio ormai è inevitabile ed è stato rimandato troppo spesso. 
Durante il viaggio incontrano vari personaggi, persi nelle nebbie fisiche e psicologiche come loro, tra i quali il giovane Edwin, allontanato dal suo villaggio sassone per la pericolosa ferita che porta e il guerriero Wistan, incaricato di proteggerlo, ma non solo... Incontreranno anche l'anziano cavaliere della tavola rotonda Galvano, l'ultimo baluardo di un passato dimenticato, che deve affrontare il pericoloso drago Querig e il suo destino. 
Insieme affronteranno un cammino sempre più intricato che li avvicinerà al loro passato e alle memorie che hanno perso e forse non dovrebbero recuperare...

Recensione:

La trama sembrava davvero promettente. L'ambientazione medievale ricca di cultura e mitologia, re Artù e un interessante percorso tra la favola e il racconto a trama psicologica. Il risultato però era molto confuso. Si fa fatica a seguire la trama, e i continui cambi di punto di vista non aiutano. Per quanto normalmente Ishiguro padroneggi molto bene la narrazione con un narratore inaffidabile, in questo caso la cosa gli è un po' sfuggita di mano. Le parti che seguono Galvano ad esempio somigliano a un debole flusso di coscienza, che però in un racconto già così confuso e vaporoso non portano da nessuna parte. Capisco che l'autore volesse riproporre la sensazione di confusione data dalla nebbia onnipresente del romanzo, ma una narrazione più lineare avrebbe reso la lettura molto più scorrevole e comprensibile. 
La ricostruzione storica è molto bella e dettagliata e ci si perde con piacere nel paesaggio. Avrei però forse desiderato più dettagli e nozioni sulle differenze tra sassoni e britanni e una descrizione maggiore del convento di monaci nel quale i personaggi si rifugiano per un periodo e dal quale devono fuggire in tutta fretta. 
Molto interessante è il personaggio del traghettatore, di molteplice origine mitologica, che traghetta sull'isola leggendaria (sarà Avalon?) soltanto le coppie il cui legame è autentico e puro. La tensione crescente che porta Axl e Beatrice verso il confronto con questo personaggio e l'esame del loro rapporto era per un elemento portante del romanzo.
Mi aspettavo però un focus maggiore su Axl e Beatrice e sul loro rapporto di coppia, che è sicuramente presente, ma frammentariato con le storie degli altri personaggi e rimandato tutto ad un epilogo finale. Il libro si conclude lasciando aperte molte domande e non avendo chiarito davvero fino in fondo la questione principale.
In conclusione, ho trovato molto più interessante il discorso fatto da Ishiguro a Mantova sulla memoria e l'importanza dell'oblio per il mantenimento della pace. Speravo che avrei ritrovato queste tematiche in maniera più approfondita nel romanzo.