lunedì 14 dicembre 2015

Recensione #07 The Fishermen - Chigozie Obioma

Nei mesi scorsi è stato assegnato il Man Booker Prize di quest'anno ("Breve storia di sette omicidi" di Marlon James). Non sono ancora arrivata a leggere il libro vincitore, per due ragioni: 1. Mi spaventa un po', dalle recensioni mi sembra di capire che sia scritto in un linguaggio molto colloquiale, con forti regionalismi giamaicani. 2. Provo sempre maggiore simpatia per i perdenti piuttosto che per i vincitori...
La copertina è molto riuscita
secondo me, con i quattro ami
che si incastrano tra loro a
simboleggiare il legame tra
i quattro fratelli della storia.

The Fishermen è quindi l'unico libro della lista dei candidati che sono riuscita a leggere in tempo e sicuramente quello che mi ispirava di più. L'attrazione è dovuta forse anche alla nazionalità dell'autore Chigozie Obioma, nigeriano. Non mi posso definire un'esperta di letteratura africana e avevo davvero voglia di espandere il mio orizzonte letterario di questo continente.
Questo è il suo romanzo d'esordio e dovrebbe uscirne presto anche una traduzione italiana

Questo romanzo è ambientato nella città di nascita di Obioma, Akure, negli anni '90. I protagonisti sono quattro fratelli, le cui vite vengono completamente sconvolte dalla profezia di un pazzo vagabondo. I ragazzi, che hanno la passione della pesca, si troveranno a reagire a quanto sentito, ognuno a modo suo, ma tutti seguendo l'esempio del fratello maggiore, il modello di riferimento, che piano piano cessa di svolgere il ruolo del quale i più giovani hanno così bisogno.
 Il racconto, che ci viene presentato dal punto di vista di Benjamin, il terzogenito, parte come un romanzo di formazione per poi prendere la piega di una tragedia greca. L'ambientazione africana si sposa molto bene con questa inclinazione, arricchendo il racconto di miti e leggende locali e superstizioni troppo forti per essere sradicate dal progresso e dalla modernità comunque presenti. 
L'interpretazione della storia e della profezia restano in mano al lettore, che può dare al romanzo un'inclinazione più fatalista o meno. Personalmente me ne astengo e resto soddisfatta della duplice lettura possibile. 

Consiglio questo romanzo a chi è interessato a comprendere qualcosa di più dell'africana contemporanea (o storica ormai, mi sembra sempre che gli anni '90 siano dietro l'angolo), a chi piacciono le storie di forti legami fraterni e di ragazzi intraprendenti.

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